Eccoci qui a leggere l’amata Polizia (nelle vesti del SAP) che risponde (invece di tacere) alle sentenze giudiziarie:
"La verità storica va al di là di quella processuale e nessuno deve dimenticare che Genova fu invasa da migliaia di violenti e facinorosi che hanno premeditatamente messo a ferro e fuoco una città, commettendo violenze e saccheggi, come dimostrano anche le numerose condanne a decine di no global inflitte nei mesi scorsi"
Ovviamente nessun politico degno di tal nome risponderà:
"Se la verità storica va aldilà di quella processuale, ANCHE le numerose condanne a decine di no global non dimostrano nulla, no? O vale solo per la Polizia, questa regoletta della realtà storica che fa a pugni con quell processuale, e vince per KO?
Sempre violenti, voi poliziotti."
Per selezionare gente a-normo-dotata dovrebbe essere predisposto un esame statale sul paradosso di Epimenide, cioé del mentitore:
"Io non dico mai la verità", è una frase vera o falsa?
Chi non bollasse la questione come paradossale, spiegandone il perché, riceverebbe la patente di a-normo-dotato, e magari sarebbe indirizzato ad altri lavori che non richiedessero l’utilizzo di quei due grammi di cervello che servono per alcune occupazioni.
Tipo il politico, tantopeddì.
O il portavoce della Polizia.
O semplicemente la persona che conosce lo strumento che utilizza per comunicare, che ormai è un’occupazione che sta scomparendo, tipo il calzolaio o il falegname.
… il preciso senso del commento.
Le dichiarazioni di quel genere sono frutto della paura (a questo punto non solo del delinquente no-global, ma anche di sé stessi, dell’opinione pubblica, e chissà di quant’altro)?
Oppure è un discorso più sottile, di Maschere del teatro, personaggi col copione già scritto… quello del celerino obbligato ad abusare e fare violenza, quello del manifestante, altrettanto obbligato… sempre per la paura che attanaglia tutti?
mai parlato con una psi? Forse tenterebbe di spiegarti il senso ambiguo, sfuggente e poliforme della paura nella personalità umana. Un po’ come la maschera nel teatro greco, essa mostra mentre nasconde. Paura da far tacere a qualsiasi costo, paura di guardare un sè meschino ed un mondo reale. Paura di accorgersi che i presidi deputati a contenerla sono essi stessi fonte di paura. Paura dell’ignoto e conformismo a difesa. Paura della diversità sin nelle sue irriducibili radici di natura: paura del maschio e paura della femmina convivono in relazioni costruite sul sospetto. E spesso l’amore, più che essere compromesso volontario e cosciente, ha la forza resistende della reciproca deterrenza. Un mondo che va sempre più costruendosi sulla paura ma soprattutto sulla sua menzogna. E’ la maschera, come nascondimento ed assieme ostentazione, il simbolo più usato dalla comunicazione al servizio della menzogna, a presentare un mondo che non c’è.
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