L’appiattimento della realtà genera ragazzi uccisi a sprangate

(ASCA) – Roma, 14 set – Un ragazzo di 19 anni, originario del Burkina Faso ma di nazionalita’ italiana, e’ stato ucciso stamani a Milano da due uomini che l’hanno dapprima insultato e poi aggredito colpendolo alla testa con delle spranghe in via Zuretti, nei pressi della stazione Centrale.

Sì, forse c’è del razzismo, culturale o meno che sia.
Forse c’è esasperazione, odio, creato o meno che sia dai media, dai politici, da chi vi pare.
Ma secondo me questa volta è solo di contorno.
Al posto di Abdul Guibre, ucciso a sprangate per aver rubato dei dolci, ci poteva essere chiunque… io quando avevo 19 anni, mio fratello, mio cugino, il mio migliore amico che è pure di destra, e al Leonka non ci metterebbe piede neanche se minacciato di morte… tutti milanesi con la "e" aperta di fabbrichètta sulla punta della lingua. Ma tutti ragazzi che "le cazzate le fanno, soprattutto di notte, soprattutto quando si è su di giri per qualsiasi motivo, soprattutto perché ci sono momenti in cui rubare qualcosa non è proprio un problema per niente e per nessuno, figuriamoci per chi ruba".

Quel che ha ucciso Abdul è l’appiattimento delle differenze di realtà ad una sola, lo svuotamento concettuale di ciò che sta dietro ogni azione, il voler mettere tutto sullo stesso livello, basta che ci sia qualcosina in comune, tipo il commettere un’azione illegale.

Un naziskin che massacra a morte un poveraccio che non gli vuole dare una sigaretta, è uguale spiccicato a un black block che fa danni di vandalismo. Un poliziotto che ammazza di botte un ragazzetto troppo fuori, è uguale spiccicato a un ragazzetto troppo fuori che fa casino di notte, o che minaccia di botte uno più piccolo di lui. Il movimento no-global è pieno di delinquenti pazzi, quanto lo è il movimento (?) neofascista.
Non c’è alcuna differenza, sono tutti delinquenti da prendere e mettere in galera.
E se non è possibile, che non ci sono abbastanza militari e polizia in Centrale, giù sprangate, che non ci riprovino più. Che se avevo la pistola gli sparavo a tutti quanti, che posso farlo, c’è la legge che me lo permette.

Il ragionamento base, naturale (fino a poco tempo fa), della comparazione della gravità delle azioni alle reazioni, che tra l’altro rispecchia il metodo LEGALE di assegnamento delle pene, ormai è in disuso.
Deprecated, si direbbe in ambito informatico.

"Vabbe’, mi ha rubato una brioche, pazienza…"
"Ha stuprato mia figlia, lo ammazzo!"

Ormai si traduce:

"Mi ha rubato una brioche, lo ammazzo…"
"Mi ha stuprato la figlia, lo ammazzo!"

Al limite cambia solo la punteggiatura.

Se vi sta bene così, fatti vostri.
Pregate solo che a qualcuno non gli giri veramente male, e concluda con:
"Ma non sai più mettere due ragionamenti in fila. Ti ammazzo."

Amen.

 

 

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