Manuale portatile per giovani filosofi

1) Non usare termini difficili.

a) Per termini difficili, si intende… un po’ tutti, direi… anche "termini" è difficile, meglio "parole". O meglio "paroloni", al posto di "termini difficili".
Come fare a capire quali cazzo di termini, pardon, parole sono difficili?
Bisogna informarsi per mezzo delle televisione, se non si ha un contatto diretto con gli interlocutori (<– parolona, ocio), e in genere quelli della Lega e di Forza Italia parlano con le parole giuste (AN è già troppo da intellettuali). O se no andate sul sicuro: Striscia la notizia. Quello è il dizionario dell’ebete medio, la pubblicazione ufficiale dell’Incomprendonio contemporaneo.
b) Se invece avete la possibilità di vedere o sentire l’interlocutore è abbastanza semplice, visto che se non capisce ha delle reazioni emotive abbastanza chiare (balbuzie, silenzi umidicci, perdita di capelli precoce, goccioloni sulle tempie stile manga, rossori quando sente parole come "ermeneutica", perché immagina sia una pratica sadomaso incestuosa, e via di questo andazzo (<–meglio "andazzo" che "eccetera eccetera", che sta cadendo nell’incomprendonio)).
c) Per andare sul sicuro, esprimersi a gesti, molto apprezzati quelli violenti, funziona sempre (invece di dimostrare con ragionamenti e dati alla mano che non sono gli slavi quelli che violentano di più in Italia, ma i padri gli zii e i nonni di famiglia, limitarsi a tirare un ceffone all’interlocutore, ridendogli in faccia fino alle lacrime, funziona molto bene… se insiste potete sempre prenderlo per la nuca e attirarlo in basso, vicino al vostro deretano (<– OCIO! Significa "CULO"), e scorreggiargli in viso, a mo’ di punto di fine frase).

2) Se fate l’errore di usare termini difficili e vi chiedono di spiegare
(ormai raro, ma possibile), evitate e passate al punto 1) c).

a) Se spiegate non otterrete MAI un "ho capito", o anche solo un "non ho capito, rispiega", manco grugnendo come Bossi o sbavando come Berlusconi: non serve. La risposta media dell’ebete medio (<– attenzione, media del medio, concetto che può far sanguinare dalle orecchie l’interlocutore, se non gli esplodono proprio gli occhi di netto) è sempre la stessa "non fare il perfettino", "non spaccare il capello in quattro", "non fare il saputello", "non ti attaccare al dizionario", e via di questo passo (<– meglio "andazzo", ma va be’), il che significa "ti ho chiesto di spiegare, ora non rigirare le parole per dimostrare che hai ragione, cioé, non spiegare", perché in Ebetelandia non sanno che spiegare vuol proprio dire tutto quello che gli fa venire le emorroidi nel cervello: spaccare il capello in quattro, mettere sul tavolo più sapienza, termini di dizionario in aggiunta, essere più precisi, perfettini, nelle descrizioni, e via e via (<– questo è ottimissimo, lo capiscono al volo, a volte se ne vanno proprio fuori dal cazzo… il che significa che non hanno capito il senso di "e via e via", ma a caval donato… non si palpa il culo, dovete dire, se no non capiscono).
b) Non usate i disegnini, ormai anche quelli indicano la presenza di un artista, mangiapane a tradimento e pettinatore di bambole, quindi verrete guardati ancora peggio che un filosofo.
c) Se non siete passati subito al punto 1) c), e avete provato il 2) a) e/o il 2) b), ormai inviperiti ed esausti potrete passare agevolmente al 2) c), sottilmente diverso dall’ 1) c), perché trattasi di spiegazione, NON comunicazione, gestuale (<– meglio "a gesti", che gestuale poi pensano che sei incinto), e quindi in luogo di uno schiaffo e una risata potete essere più creativi: sputi, calci, ginocchiate sul naso, gomitate nel fianco, strizzate improvvise di coglioni a due mani, giri di capezzolo con tenaglia del nonno Eumidio che faceva il fabbro e si è tanto sacrificato per fare in modo che tuo padre Gianclemente si sacrificasse tanto per fare in modo che tu potessi studiare.
E invece hai scelto filosofia e son morti di crepacuore.

3) Evitare di parlare del tutto. Evitare di comunicare in qualsiasi maniera. Ebetelandia è tutta intorno a te.

L’Incomprendonio pervade ogni ganglio (<– ORRORE! MAI usare periodi, cioé, "cose" così!!!) della tua vita quotidiana, dalla grattatina di culo all’sservazione estatica del tramonto: se hai un pensiero, tientelo per te, non lasciartelo sfuggire ad alta voce, o anche solo sussurrata, l’ebete ti ascolta!

L’ho messo come ultimo punto, anche se dovrebbe essere il primo, perché ben conoscendovi, voi filosofi di merda, lo so che vi incaponite con la chimera del "chiunque può capire e ragionare secondo parametri riconoscibili da tutti". Non è vero, mettetevelo in testa. Illusi.
Quindi provateci pure, seguendo pedissequamente i punti sopraelencati (<– MAI, dico MAI dire o scrivere una frase del genere! PAZZI!), e poi tornate agevolmente al punto tre.



Ma senza frignare, che ve la siete cercata.





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2 Responses to Manuale portatile per giovani filosofi

  1. TheNib says:

    Come sei riuscito bene a spiegare al mondo dei filosofi il mio post di oggi… ti adoro! Ma capiranno?

  2. stefano/golo says:

    eh, vabbè.. sempre a spaccare il capello tu.. non puoi sempre aggrapparti alle parole (

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