Io parlo come mangi. Non parlare con la bocca piena!

Non sto qui a citare o quotare, l’accusa alla sinistra, o a qualsiasi parte politica che si opponga al vigente governo di destra, di non fare un’opposizione seria, non sta molto in piedi, di certo non regge se fatta dal governo stesso.

La risposta a questa accusa deve essere:

Non vi lamentate di come ci opponiamo. Se il governo viene accusato di fare tagli alla spesa scolastica senza un piano per gestire il ridotto budget e riorganizzare il sistema scuola, il governo si oppone a questa accusa dando dei fannulloni a destra e a manca, invece di rispondere con un qualsiasi "non è vero perché…". Se non peggio inveendo che è antidemocratico imporre le idee di una minoranza alla maggioranza, continuando a non rispondere con un "non è vero perché…".
Quindi, se io dico al governo di non sapere fare due più due, non mi risponde dicendo che invece lo sa fare, fa quattro, hai visto?, gne gne, ma invece mi risponde dicendo che dovrei indossare maglioncini girocollo, non una felpa, o al limite che la matematica non è un problema prioritario.
Io gli parlo in italiano, e lui mi risponde con una lingua a me sconosciuta, il ruttolese (sarà una roba segreta, tramandata attraverso pratiche massoniche… oppure è solo un ritorno al cavernicolare originario… mistero!).
Il governo risponde, si oppone all’opposizione, in modo becero, illogico, non coerente, populista e gutturale (BURP), io opposizione cerco di replicare nella stessa lingua(ccia).
Insomma, ci date merda, e merda sia! E non lamentatevi del saporaccio.

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… e con la forza di mille carfagne: vincerò!

Una classe politica che mi a una Carfagna un Ministero, è una classe di poveracci mentali, NON una classe politica forte.

Parlo di "classe politica" perché temo, anche se spero di no, che pure a sinistra l’idea sarebbe piaciuta.

Parlo di poveracci mentali perché se scelgo una come la Carfagna da mettere in un posto di potere, io presidente del consiglio me ne fotto di:

utilizzare uno strumento di vaglio dei potenziali candidati che sia pubblico, consultabile da tutti (ad esempio, il curriculum delle attività svolte a livello sociale e politico)
evitare almeno che nella scelta siano coinvolti sospetti sulle reali e privatissime ragioni del perché della mia scelta (ad esempio del tipo "Ah, ma la Carfagna io la conosco, è una brava ragazza, vedrai che grand pari opportunità che ci spara via!")
eliminare per sempre il vecchio equilibrismo, dò una carica a te e tu me ne dai una a me, perché non immetto un nuovo metodo trasparente e onesto in suo luogo, ma un non-metodo (se va bene, se è vero che non ho secondi fini più sporchi e lontani dalla gestione del paese) oppure un metodo ancora più becero (cioé la scelta di personcine molto fiche, con curriculum nel mondo dello spettacolo, perché è questo che gli italiani vogliono, spensierarsi, godere anche con la politica)

Sarebbe stato un governo FORTE se avesse scelto nomi scomodi politicamente e socialmente per le loro scelte anche controproducenti, anche contro-maggioranza-degli-italiani.

Ma questa "forza" è solo una messinsscena, è la forza del wrestler che salta sulle corde del ring battendosi il petto, mentre poco sotto si svolge il teatrino tette-cul-bicipiti-oliati, e la folla ulula gaudente, non è quella del dittatore, illuminato o men che sia.

E alle prossime elezioni sarà una dura lotta tra i due candidati dei due schieramenti, Hulk Hogan e Daitan 3…















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Ti picchio con le mani piene di paradosso.

Tesi: Le parole sono aria fritta.

Dimostrazione: qualsiasi, ma attraverso le parole.

Conclusione: essendo la dimostrazione fatta a parole, è aria fritta. Essendo aria fritta ciò che sostiene la tesi, la tesi è aria fritta.

 

Ora vai a lavorare, che è tardi. Non ti lambiccare per cercare di capire dove sta il paradosso (se dimostri la tesi come valida, la invalidi, se la invalidi la dimostri come valida), accontentati di sapere che la tesi è un’immane cazzata.

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Io i “tutti” li metterei tutti al muro!

Dicevo poco sotto che bastava aver commesso qualcosa che assomigliasse a un reato, la fuoriuscita da una legalità trascendente, calata direttamente da Dio, o da Halo3, è lo stesso, per diventare punibilie col massimo della pena.

Be’, mi hanno outsmartato, cioé, sono andati ben aldilà delle premesse, ma sempre con un’invidiabile coerenza logica, la logica del pressapochismo mentale, la ferrea disciplina del Mondo dell’Incomprendonio, che appiattisce e sguscia fuori dalla realtà:

L’aggressione è avvenuta nel pomeriggio in viale Duilio Cambellotti: l’uomo, di 36 anni, ha riportato una ferita lacerocontusa sulla fronte compatibile con un colpo sferrato da un oggetto contundente e dei tagli sul volto. L’uomo è stato aggredito dal gruppo che gli urlava "sporco negro", "brutto cinese".

Era talmente ovvio che non volevo fare il passaggio pressapocogico!

Chi fa schifo non è una determinata razza, categoria, ceto sociale… è solamente ciò che non è ME e FORSE, è tutta da vedere, i miei stretti parenti e amici!

Meglio rimanere al ME STESSO E BASTA, sicuramente concetto più maneggiabile per i profeti dell’insipienza cerebrale ("chi è che è degno di vivere? Spetta… ah sì, IO! E io sono… boh… quella roba che sento qui… ", indicandosi a piacere la panza o l’apparato sessuale).

Quindi tutti gli altri, i "TUTTI" che metterebbero tutti al muro, chissenefrega cosa e chi sono… cinesi, negri, austro-ungarici, femmine, zingari, ricchi, poveri, lavatrici o televisori… sono brutti, sporchi, bastardi, e devono morire: tanto non sono ME!

Ma volete veramente la guerra? Ma io ve la dò, eh?
Credete che ci voglia molto per qualunque sappia usare un briciolo di cervello, per capire come e dove farvi male?

A voi tutti che non sopportate chi "non è ME"… agenti dell’ordine vari, poliziotti, finanzieri, secondini… branchi di ragazzini microcerebrati… branchi di piccoli imprenditori e piccoli idioti… gente che non sa pensare ma solo toccare: è una bazzeccola farvi veramente male.
I vostri bisogni e desideri sono limitati e grossolani: questione di due minuti bastonarvi su quel che vi duole.
Questione di mezzo minuto mettervi l’uno contro l’altro: sarà difficile farvi capire che "non è ME" vale per tutti i vostri comparucoli di idiozia, ma è possibile.

Continuate così… fate incazzare chi non ha la visione periferica di un paracarro.
Scoprirete una nuova dimensione del razzismo: quello verso chi non usa il cervello e adotta intenzioni basse e rozze.
Fa molto più male.

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Iadicicco, antifascismo mi ci ficco!

Dopo il cabaret di Fini che si dichiara antifascista, e il balletto di La Russa e Alemanno, finalmente l’intellighentia de panthia fascista si fa sentire con il capoccia dei giovani di AN (credo, non lo so, chissenefrega, un fascistello qualunque, via, e pure piagnucoloso):

"Circa due anni fa – scrive oggi Iadicicco -, non nel 1943, il più importante sito della rete antifascista italiana, Indymedia, pubblicò un articolo di commento a una iniziativa di Azione giovani di Roma e ritenne utile mettere vicino al mio nome anche il mio indirizzo di casa, con l’evidente intento di puntare l’indice contro di me e di indicarmi come bersaglio da colpire. Ho pensato: ‘Come potrei aderire alla cerchia dei miei aguzzini? Come potrei dichiararmi antifascista?’"

Per favore qualcuno degli antifascisti di governo (all’improvviso ho un lampo d’immaginario e vedo una strada desolata e spazzata dal vento, ma fa niente) risponda a questo poveraccio mentale:

"Anche supponendo che sia vero che ci siano aguzzini antifascisti alle tue calcagna, codesti lo sono in quanto tu sei fascista. Ergo, se ti dichiari ANTI fascista, ti togli dal novero dei fascisti, e dal mirino degli aguzzini antifascisti (che potranno fare le peggio cose, ma di certo non perseguitano gli ANTIfascisti).
Fidati, è così, non pensarci troppo, prima che ti scoppi un embolo per lo sforzo."

Certo che, nonostante tutte le revisioni storiche in atto, cervello e fascismo NON sono ancora presentabili all’interno di una frase assertiva (traduzione: non vanno ancora d’accordo).

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L’appiattimento della realtà genera ragazzi uccisi a sprangate

(ASCA) – Roma, 14 set – Un ragazzo di 19 anni, originario del Burkina Faso ma di nazionalita’ italiana, e’ stato ucciso stamani a Milano da due uomini che l’hanno dapprima insultato e poi aggredito colpendolo alla testa con delle spranghe in via Zuretti, nei pressi della stazione Centrale.

Sì, forse c’è del razzismo, culturale o meno che sia.
Forse c’è esasperazione, odio, creato o meno che sia dai media, dai politici, da chi vi pare.
Ma secondo me questa volta è solo di contorno.
Al posto di Abdul Guibre, ucciso a sprangate per aver rubato dei dolci, ci poteva essere chiunque… io quando avevo 19 anni, mio fratello, mio cugino, il mio migliore amico che è pure di destra, e al Leonka non ci metterebbe piede neanche se minacciato di morte… tutti milanesi con la "e" aperta di fabbrichètta sulla punta della lingua. Ma tutti ragazzi che "le cazzate le fanno, soprattutto di notte, soprattutto quando si è su di giri per qualsiasi motivo, soprattutto perché ci sono momenti in cui rubare qualcosa non è proprio un problema per niente e per nessuno, figuriamoci per chi ruba".

Quel che ha ucciso Abdul è l’appiattimento delle differenze di realtà ad una sola, lo svuotamento concettuale di ciò che sta dietro ogni azione, il voler mettere tutto sullo stesso livello, basta che ci sia qualcosina in comune, tipo il commettere un’azione illegale.

Un naziskin che massacra a morte un poveraccio che non gli vuole dare una sigaretta, è uguale spiccicato a un black block che fa danni di vandalismo. Un poliziotto che ammazza di botte un ragazzetto troppo fuori, è uguale spiccicato a un ragazzetto troppo fuori che fa casino di notte, o che minaccia di botte uno più piccolo di lui. Il movimento no-global è pieno di delinquenti pazzi, quanto lo è il movimento (?) neofascista.
Non c’è alcuna differenza, sono tutti delinquenti da prendere e mettere in galera.
E se non è possibile, che non ci sono abbastanza militari e polizia in Centrale, giù sprangate, che non ci riprovino più. Che se avevo la pistola gli sparavo a tutti quanti, che posso farlo, c’è la legge che me lo permette.

Il ragionamento base, naturale (fino a poco tempo fa), della comparazione della gravità delle azioni alle reazioni, che tra l’altro rispecchia il metodo LEGALE di assegnamento delle pene, ormai è in disuso.
Deprecated, si direbbe in ambito informatico.

"Vabbe’, mi ha rubato una brioche, pazienza…"
"Ha stuprato mia figlia, lo ammazzo!"

Ormai si traduce:

"Mi ha rubato una brioche, lo ammazzo…"
"Mi ha stuprato la figlia, lo ammazzo!"

Al limite cambia solo la punteggiatura.

Se vi sta bene così, fatti vostri.
Pregate solo che a qualcuno non gli giri veramente male, e concluda con:
"Ma non sai più mettere due ragionamenti in fila. Ti ammazzo."

Amen.

 

 

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Manuale portatile per giovani filosofi

1) Non usare termini difficili.

a) Per termini difficili, si intende… un po’ tutti, direi… anche "termini" è difficile, meglio "parole". O meglio "paroloni", al posto di "termini difficili".
Come fare a capire quali cazzo di termini, pardon, parole sono difficili?
Bisogna informarsi per mezzo delle televisione, se non si ha un contatto diretto con gli interlocutori (<– parolona, ocio), e in genere quelli della Lega e di Forza Italia parlano con le parole giuste (AN è già troppo da intellettuali). O se no andate sul sicuro: Striscia la notizia. Quello è il dizionario dell’ebete medio, la pubblicazione ufficiale dell’Incomprendonio contemporaneo.
b) Se invece avete la possibilità di vedere o sentire l’interlocutore è abbastanza semplice, visto che se non capisce ha delle reazioni emotive abbastanza chiare (balbuzie, silenzi umidicci, perdita di capelli precoce, goccioloni sulle tempie stile manga, rossori quando sente parole come "ermeneutica", perché immagina sia una pratica sadomaso incestuosa, e via di questo andazzo (<–meglio "andazzo" che "eccetera eccetera", che sta cadendo nell’incomprendonio)).
c) Per andare sul sicuro, esprimersi a gesti, molto apprezzati quelli violenti, funziona sempre (invece di dimostrare con ragionamenti e dati alla mano che non sono gli slavi quelli che violentano di più in Italia, ma i padri gli zii e i nonni di famiglia, limitarsi a tirare un ceffone all’interlocutore, ridendogli in faccia fino alle lacrime, funziona molto bene… se insiste potete sempre prenderlo per la nuca e attirarlo in basso, vicino al vostro deretano (<– OCIO! Significa "CULO"), e scorreggiargli in viso, a mo’ di punto di fine frase).

2) Se fate l’errore di usare termini difficili e vi chiedono di spiegare
(ormai raro, ma possibile), evitate e passate al punto 1) c).

a) Se spiegate non otterrete MAI un "ho capito", o anche solo un "non ho capito, rispiega", manco grugnendo come Bossi o sbavando come Berlusconi: non serve. La risposta media dell’ebete medio (<– attenzione, media del medio, concetto che può far sanguinare dalle orecchie l’interlocutore, se non gli esplodono proprio gli occhi di netto) è sempre la stessa "non fare il perfettino", "non spaccare il capello in quattro", "non fare il saputello", "non ti attaccare al dizionario", e via di questo passo (<– meglio "andazzo", ma va be’), il che significa "ti ho chiesto di spiegare, ora non rigirare le parole per dimostrare che hai ragione, cioé, non spiegare", perché in Ebetelandia non sanno che spiegare vuol proprio dire tutto quello che gli fa venire le emorroidi nel cervello: spaccare il capello in quattro, mettere sul tavolo più sapienza, termini di dizionario in aggiunta, essere più precisi, perfettini, nelle descrizioni, e via e via (<– questo è ottimissimo, lo capiscono al volo, a volte se ne vanno proprio fuori dal cazzo… il che significa che non hanno capito il senso di "e via e via", ma a caval donato… non si palpa il culo, dovete dire, se no non capiscono).
b) Non usate i disegnini, ormai anche quelli indicano la presenza di un artista, mangiapane a tradimento e pettinatore di bambole, quindi verrete guardati ancora peggio che un filosofo.
c) Se non siete passati subito al punto 1) c), e avete provato il 2) a) e/o il 2) b), ormai inviperiti ed esausti potrete passare agevolmente al 2) c), sottilmente diverso dall’ 1) c), perché trattasi di spiegazione, NON comunicazione, gestuale (<– meglio "a gesti", che gestuale poi pensano che sei incinto), e quindi in luogo di uno schiaffo e una risata potete essere più creativi: sputi, calci, ginocchiate sul naso, gomitate nel fianco, strizzate improvvise di coglioni a due mani, giri di capezzolo con tenaglia del nonno Eumidio che faceva il fabbro e si è tanto sacrificato per fare in modo che tuo padre Gianclemente si sacrificasse tanto per fare in modo che tu potessi studiare.
E invece hai scelto filosofia e son morti di crepacuore.

3) Evitare di parlare del tutto. Evitare di comunicare in qualsiasi maniera. Ebetelandia è tutta intorno a te.

L’Incomprendonio pervade ogni ganglio (<– ORRORE! MAI usare periodi, cioé, "cose" così!!!) della tua vita quotidiana, dalla grattatina di culo all’sservazione estatica del tramonto: se hai un pensiero, tientelo per te, non lasciartelo sfuggire ad alta voce, o anche solo sussurrata, l’ebete ti ascolta!

L’ho messo come ultimo punto, anche se dovrebbe essere il primo, perché ben conoscendovi, voi filosofi di merda, lo so che vi incaponite con la chimera del "chiunque può capire e ragionare secondo parametri riconoscibili da tutti". Non è vero, mettetevelo in testa. Illusi.
Quindi provateci pure, seguendo pedissequamente i punti sopraelencati (<– MAI, dico MAI dire o scrivere una frase del genere! PAZZI!), e poi tornate agevolmente al punto tre.



Ma senza frignare, che ve la siete cercata.





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Le pause del cervello

In questo periodo di ferie, ho messo in pausa il cervello.

Subito si è aperta una luce verso altre pause cerebrali, tipo le finestre delle monadi.

Tutto racchiuso nel mio mondo di regole comunicative intersoggettivamente stabilite e intersoggettivamente accettate (che è un modo fico di dire "un mondo dove si rispettano le regole del discorso espressivo"), mi sono venuti a disturbare, insomma.

Quelli che per far quadrare un loro istinto, (tipo "ahò, gli zingari puzzano e stuprano le vecchie!" Tutti!"), cercano di inquadrarlo in una teoria, e non riuscendoci, spengono il ragionamento, come fosse la tivù.

Quelli che proprio non sanno che cosa sia una teoria (cioé un insieme di assunti dai quali trarre conclusioni tramite ragionamenti deduttivi, insomma, logici, via), quindi entrano in cortocircuito senza manco accorgersene, e pensano di aver dimostrato di aver ragione, mentre hanno dimostrato che sono solo un poco ignoranti, o poco intelligenti, anche se in effetti poi vanno fieri della loro ignoranza e poca intelligenza, a meno che qualcuno non gliela faccia notare, allora di colpo diventano gente che ha studiato, letto, fatto cose e visto gente.

Anche se fino a due secondi prima contava solo la pagnotta, dorata se possibile.

Infine la pausa più geniale di tutte: quella della memoria delle idee.

Non la memoria storica, che quella ha rotto i coglioni da mo’, a questa gente.

Quella delle idee, pure le più sozzamente comuni… l’archivio del senso comune, diciamo. Quell’archivio hanno proprio smesso di frequentarlo, e son tutti a bere caffé alla macchinetta.

Pensare che idee come il razzismo verso gli zingari siano rivoluzionarie, provocatorie, e sostenerle sia destabilizzante per l’opinione comuneè proprio da gente che ha messo la voglia di ragionare in quelle scatole dell’ikea che puoi mettere nello sgabuzzino, che rimane tutto in ordine.

Sveglia! Pure mi’ nonna, quanno che je rubavano in casa, diceva che erano passati gli zingari!

Che minchia di scompaginazione del senso comune è? È un odio secolare, mica un’idea anticonformista!

Rimane sempre più provocatorio offrire un intero quartiere, a questi zingari!

Cioé, giovani pischelletti de destra, vi batte pure quer filosofo de centro, come se chiama… sindaco di Venezia…

È più anticonformista quel parruccone di Cacciari di voi nazistelli imberbi!

Vergogna!

… mo’ torno in pausa… e non mi svegliate per simili cazzate! Tenete le vostre pause lontane dalla mia!

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Esame di Stato per selezionare personale idiota.

Eccoci qui a leggere l’amata Polizia (nelle vesti del SAP) che risponde (invece di tacere) alle sentenze giudiziarie:

"La verità storica va al di là di quella processuale e nessuno deve dimenticare che Genova fu invasa da migliaia di violenti e facinorosi che hanno premeditatamente messo a ferro e fuoco una città, commettendo violenze e saccheggi, come dimostrano anche le numerose condanne a decine di no global inflitte nei mesi scorsi"

Ovviamente nessun politico degno di tal nome risponderà:

"Se la verità storica va aldilà di quella processuale, ANCHE le numerose condanne a decine di no global non dimostrano nulla, no? O vale solo per la Polizia, questa regoletta della realtà storica che fa a pugni con quell processuale, e vince per KO?
Sempre violenti, voi poliziotti."

Per selezionare gente a-normo-dotata dovrebbe essere predisposto un esame statale sul paradosso di Epimenide, cioé del mentitore:

"Io non dico mai la verità", è una frase vera o falsa?

Chi non bollasse la questione come paradossale, spiegandone il perché, riceverebbe la patente di a-normo-dotato, e magari sarebbe indirizzato ad altri lavori che non richiedessero l’utilizzo di quei due grammi di cervello che servono per alcune occupazioni.

Tipo il politico, tantopeddì.

O il portavoce della Polizia.

O semplicemente la persona che conosce lo strumento che utilizza per comunicare, che ormai è un’occupazione che sta scomparendo, tipo il calzolaio o il falegname.






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Milioni di fatti, milioni di regole… no ma: utile.

Se un avvenimento complesso, come ad esempio la manifestazione no-global anti-G8 di Genova, si descrive attraverso tanti fatti, quasi infiniti, dal vandalismo dei manifestanti alle bombe molotov "contrabbandate" alla scuola Diaz, dalla presenza di associazioni cattoliche a quella di Fini nella questura di Genova, è difficile stabilirne la natura attraverso l’elenco nudo e puro dei fatti che lo compongono.

Del resto la scienza non ha mai adottato la metodologia di Bacone, il quale creava enormi elenchi di tutti i fatti osservati, e da quelli cercava di trarre una legge che li spiegasse, una regola che potesse prevederli matematicamente.

E questo è anche normale, visto che i fatti vengono sempre modificati da altri fatti ancora che magari non si osservano (tipo il fatto stesso di osservare un fatto), e quindi risulta difficile progredire, fare scoperte, trovare sistemi per renderci la vita più facile, con un metodo simile.

Se volessi sapere se domani il sole sorgerà o no solo osservando il femomeno con i mezzi di cui dispongo, dovrei prima di tutto osservarlo infinite volte, e in più dovrei essere sicuro che se non sorge non è perché esiste un evento disturbante, tipo una nuvola di diossina densa come catarro che ricopre la zona in cui vivo, oppure semplicemente i miei occhi che sono troppo pieni di cispa mattutina a non si riescono ad aprire… perché ok, in questi due casi non vedo il sole sorgere, ma lui magari è sorto lo stesso.
Con l’elenco dei puri fatti esperiti non traggo nessuna conclusione sull’avvenimento complesso del "sorgere del sole", e nemmeno alcuna regola utile per prevedere se domani vedrò il sole sorgere o no.
Bensì ottengo molte regole, tutte valide, tutte inutili, soprattutto se ritengo il fatto che "ogni tanto non vedo il sole sorgere perché ci ho troppa cispa negli occhi" un fatto accidentale, che non incide sulla natura dell’evento, il che mi apre a tutto un mondo di possibili anomalie che posso sempre invocare, e che praticamente mi permettono di stabilire la natura dell’evento "sole che sorge" un po’ come mi pare e piace.

Potrei anche dire che qualcuno spara un mega fuoco d’artificio tutti i giorni… ecco cos’è il fenomeno del sorgere del sole, scommetto che in qualche modo potrei riuscire a dimostrare che è vero, ritenendo bufale, filmati inventati per You Tube, tutte le riprese dello spazio e via dicendo.

Quindi, di fronte ad un evento composto da milioni di eventi, come posso comportarmi per capire i suoi vari risvolti?

Come posso fare a capire se quel che è successo a Genova è normale, ovvio, niente di preoccupante, oppure agghiacciante, pauroso?

Come posso fare a capire se è una cosa normale dato che la Polizia fa schifo per sua natura, o perché i manifestanti fanno schifo per loro natura ed è ovvio che la Polizia reagisca in quel modo, oppure se è agghiacciante perché ci sono delle persone che manifestano in quel modo terroristico, oppure se è agghiacciante perché ci sono delle persone che abusano freddamente del loro potere in modo così terroristico?

Come si fa in ambito scientifico: si propone una teoria interpretativa dei fatti che si pensa sia la migliore in tutti sensi, cioé che lasci il più possibile fuori le anomalie, e che abbia un potere predittivo comprovabile.

Più una teoria non si perde per strada degli accadimenti bollandoli come anomalie e più riesce a predire cosa avverrà in situazioni simili, più una teoria risulta buona, quindi concreta, funzionante.
Ma non basta: chi la propone deve comunque convincere i propri simili che la propria sia la teoria migliore, la più funzionante (pensate a quanto s’è dovuto sbattere Galilei per dimostrare che era migliore la teoria che vedeva la terra girare attorno al sole e non viceversa).

Quindi: secondo me le forze dell’ordine sono progettate proprio per perpetrare abusi, e per essere maneggiate alla bisogna in tal senso, ed è questa la chiave di lettura dei fatti di Genova, mica i vandali o i perdigiorno che dovrebbero andare a lavorare.

Non siete d’accordo? Presentatemi una teoria che sia comprensiva quanto la mia di tutti i fatti, che non produca anomalie (del tipo "eh, ma mica tutti sono così", sia si parli di poliziotti sia di manifestanti), e che fornisca previsioni su cosa accadrà in futuro in situazioni simili.
E allora ne discutiamo.

Ma piantatela di rovesciare, quasi vomitare, fatti su fatti, anche di discutibile verifica, come se provassero qualcosa, gli elenchi non provano nulla, se non che più fatti ci sono più regole sono valide allo stesso modo anche se sono opposte tra loro: i manifestanti sono alieni mutaforma e i poliziotti reincarnazioni delle SS hitleriane evocate dal Papa per combattere la minaccia aliena, E ANCHE sono poveri innocenti in mano a dei falliti, E ANCHE dei delinquenti giustamente bastonati dagli amati tutori.
Tutti validi, elenchi e teorie assieme, a unisono, milioni di fatti e milioni di regole, uguali e contrarie tra loro, uniti nell’ammore del "ma io ho visto questo" e del "ma io no!".

Ma che cazzo me ne frega di quel che avete visto o fatto: voglio sapere quel che ne pensate, come leggete quel che vi circonda, perché che ci sono milioni di fatti che palpitano nel vostro cuoricino egocentrico lo so già.
Non fate altro che ripetermelo ogni santo giorno.

Ma io non so che farmene… nessuno sa che farsene. Manco voi sapete che farvene, ed è per questo senso di inutilità che vi affligge che vi ci aggrappate come fossero la cosa più sacra dell’universo: piantatela, tanto non serve niente. Santificarli sotto la luce divina dell’esperienza personale, dell’individuo super-uomo, non li rende meno super-scorregge nell’universo delle verità vere.

Chiamatemi quando avete finito di riempire le discariche di pile di fatti, per la maggior parte scorie individuali non smaltibili, che possiamo così iniziare a parlare di come si intepretano.
E magari riusciremo a dare un senso pure a ‘sti benedetti cazzettini vostri, dai, ve lo prometto.

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